Famiglia con gatto

Il colloquio preadozione (o preaffido) è una prassi ormai nota praticamente a chiunque abbia adottato tramite volontari, associati o meno. Una prassi indicata in calce a ogni appello di adozione.

Eppure resta una prassi ancora poco digerita: che la famiglia la accetti o che la famiglia la rifiuti preferendo adottare da privati, viene vissuta come un esame.

Ma il preaffido è davvero un esame?
Naturalmente no!!

Almeno, noi non lo consideriamo tale. È piuttosto una consulenza.

In quale senso ci consideriamo consulenti?
1. Conosciamo il gatto specifico che ci viene richiesto di adottare
2. Ci sforziamo che conoscere il Gatto come specie

Da qui la serie di domande che poniamo, che a volte possono sembrare immotivate ma raramente lo sono. Sono domande mirate innanzi tutto a costruire una comunicazione tra i familiari e la volontaria, una conoscenza empatica e – perché no? – un rapporto di fiducia.
Al tempo stesso, se l’adozione è la costruzione di nuove relazioni affettive e sociali (tra il gatto e i suoi nuovi familiari, umani o no, e viceversa), valutare insieme possibilità e disponibilità di tutti i componenti della famiglia è fondamentale.

Che ci siamo prese cura di un micio per giorni, mesi o anni, in ogni momento abbiamo presente in mente e nel cuore il preso della responsabilità di affidarlo, di decidere del suo futuro. Quindi, se da un lato non crediamo occorra giustificarsi se pretendiamo di conoscere e responsabilizzare la famiglia, dall’altro non “invadiamo la vostra privacy” per giudicare nulla che non sia l’idoneità ad adottare un gatto, o semplicemente QUEL gatto.

Se diamo suggerimenti o indicazioni non sono critiche; sono appunto consulenze fondate su maggiori competenze acquisite.

Affidare e adottare sono, per noi, i due lati speculari di un nascente rapporto di fiducia e collaborazione, che deve essere necessariamente reciproca: come volontarie diamo fiducia alla famiglia adottiva, cui chiediamo la stessa fiducia nei nostri confronti.

Buona adozione a tutt*

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